giovedì 2 settembre 2010
Il livello marino è destinato a salire
Un team di ricercatori britannici, cinesi, e danesi al termine di un nuovo studio sul futuro degli oceani terrestri, è giunto a conclusioni molto gravi per il nosro pianeta: il livello marino salirà di almeno 30-70 centimetri entro la fine del 2100 anche se si dovessero usare, nel frattempo, le più avanzate tecniche di geoingegneria.
E queste sono state ampiamente studiate e valutate come la proposta di "fertilizzare" gli oceani con polvere di ferro, o di rimescolare le acque profonde per favorire la crescita di alghe che, crescendo, catturerebbero anidride carbonica o lanciare in orbita un ciclopico parasole planetario, o di iniettare colossali quantità di zolfo nell'atmosfera per simulare l'effetto di un'eruzione vulcanica e generare una nube di particelle in grado di schermare la radiazione solare, o puntare su sistemi agricoli che facilitano la fissazione al suolo di carbonio.
Sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Science, i ricercatori affermano: "Sostituire la geoingegneria al controllo delle emissioni, significherebbe addossare un enorme rischio alle future generazioni".
Svetlana Jevrejeva, del National Oceanography Centre di Liverpool, in Inghilterra, coautrice della ricerca, spiega:
"L'innalzamento dei mari sarà un problema che colpirà circa 150 milioni di persone che vivono in aree costiere, incluse alcune delle maggiori città del pianeta. Entro il 2100 il mare si alzerà di 30-70 centimetri anche con l'impiego di qualsiasi tecnica di ingegneria, a meno di usare quelle più estreme e sotto il più stringente scenario di emissioni globali".
E avverte:
"Non sappiamo come reagirebbe il pianeta ad attività di geoingegneria di così grande scala".
L'unico metodo che lascia qualche spiraglio è l'impiego dei biocombustibili che, impiegati congiuntamente alla riforestazione e al biochar, combinati ad una rigorosa riduzione delle emissioni, potrebbe limitare la risalita dei mari a 20-40 centimetri.
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