Vi sarà capitato di vedere in prima persona o in un video, come i bambini, in certe circostanze, si comportino allo stesso modo.
Se per caso c'è una pozzanzera d'acqua potete star certi che se un bimbo passerà di lì ci metterà i piedi dentro; solo un semplice esempio di ciò che può accadere in ogni parte del mondo.
Questo fil rouge che ci accomuna in tenera età, non è più sufficiente a renderci "fratelli" per lo meno per quanto riguarda il pianto.
Infatti, secondo quanto rivelato da uno studio condotto dai ricercatori dell' University of Würzburg e pubblicato sulla rivista Current Biology, il pianto dei neonati ha le inflessioni della lingua parlata da mamma e papà, e questo perché il bimbo assimila e apprende la cadenza e l'intonazione delle voci che sente mentre si trova ancora nell'utero della madre, nell'ultimo trimestre di gravidanza.
Studiando i vagiti di 60 neonati, la metà dei quali nati in famiglie di lingua francese e l'altra metà di lingua tedesca, Kathleen Wermke e il team di scienziati che hanno partecipato alla ricerca hanno scoperto che il pianto dei piccoli riproduce le caratteristiche dell'idioma parlato dai genitori. Come spiegato dalla ricercatrice, mentre i piccoli francesi piangono «in levare», imitando in qualche modo l'inflessione e l'intonazione crescente della l'ingua d'oltralpe, la melodia del pianto dei tedeschi è più bassa, caratterizzata da un'intonazione decrescente.
Ora si pone un problema: come farà una tata straniera a capire il vagito dei pargoli nostrani, dato che possono assumere intonazioni differenti rispetto a quelle che lei ha ascoltato in madre patria?
Bisogna, tre mesi prima del parto, assumerla ed eventualmente imparare la sua lingua in modo da trasmetterla al futuro nascituro parlando anche nell'altro idioma al "pancione"?
No, perchè i ricercatori fanno presto, ma certi problemi non possiamo ignorarli come se niente fosse, noi mamme e/o nonne italiane, apprensive come poche!
Naturalmente scherzo, ma tant'è il dubbio...
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