mercoledì 21 marzo 2012

Montalbano e il caso del novellame a Bruxelles



Il nuovo caso del noto e amato commissario di Camilleri, inizia insolitamente a Bruxelles.
In questa città, capitale del Belgio, sede di due importanti istituzioni dell'Unione europea, la Commissione europea e il Consiglio dell'Unione europea, la nostra attenzione è catturata da una donna, Maria Damanaki, che ricopre un ruolo politico, infatti è Commissario europeo per la Pesca e gli Affari Marittimi.
Nel contesto delle sue funzioni istituzionali ci sono anche le conferenze ed in una di queste l'argomento è la biodiversità nel Mediterraneo, promossa dall'eurodeputata del Pd Rita Borsellino, siciliana verace, è infatti nata a Palermo, e proprio a proposito della Sicilia, il discorso si allarga, riportandoci a Montalbano.
La Damanaki, che è anche una lettrice appassionata dei libri di Camilleri, anche se non ha mai visitato la Sicilia, è "una grande fan" del nostro Salvo, che per la donna è comunque colpevole.
Com'è possibile, ci si chiede, che chi trova sempre il reo della storia, sia invece il responsabile del misfatto?
Eppure è così. Il commissario è l'autore del dolo: mangia e soprattutto gusta, il novellame.
Per questo motivo la Damanaki scrive una lettera a Camilleri per chiedergli di "non permettere al suo personaggio di mangiare novellame", una cosa "inaccettabile nel Mediterraneo".



A questo punto entra in scena, un po' come Hitchcock, maestro del brivido, che amava "intrufolarsi" in apparizioni "cameo" nelle sue memorabili pellicole, Camilleri che dichiara di non aver ancora ricevuto la lettera, ma quasi a giustificare il suo personaggio, afferma che si, Montalbano mangia a volte i bianchetti, ma assapora anche la triglia di scoglio.
Una storia avvincente con la possibilità di vari scenari futuri. L'esito finale non è ancora stato scritto, d'altronde come in ogni giallo che si rispetti, non è mai buona cosa anticipare troppo della trama per creare la giusta suspense.
Quello che sinora viene evidenziato nella trama, è la capacità della donna di sovrapporre la realtà con la narrativa e anche se c'è chi può pensare che un libro possa essere un esempio da seguire, in questo caso credo sia da evidenziare la moralità e la serietà del personaggio più dei suoi gusti alimentari, che per altro, ogni volta che lo leggo o lo vedo mangiare in sacro silenzio e mugulando di piacere, non fa altro che stuzzicare il mio appetito e qualche volta finirò per rosicchiare le gambe della poltrona.
Ma questo è un giudizio ed un problema personale, che ovviamente non vuol togliere né aggiungere nulla alla vicenda, solo che riflettendo, credo di poter affermare che le cose nel nostro Mediterraneo andrebbero meglio se ci si basasse su fatti concreti e non sui romanzi, pur sempre validi compagni delle nostre cellule grigie, ma con radici nella fantasia e nell'immaginazione di chi li produce.

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