lunedì 23 maggio 2011
Is feidir linn il gaelico di Barack Obama a Dublino
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è rivolto ad una folla di più di 30 mila persone,che ha assistito al suo discorso nel centro di Dublino, nella prima tappa del tour europeo che dall'Irlanda lo porterà: stasera a Londra e poi al vertice del G8 a Deauville in Normandia e a Varsavia.
La visita nella verde Irlanda si è conclusa in serata, in anticipo rispetto al previsto, a causa dell'eruzione del vulcano Grimsvötn.
Dopo la presentazione da parte del primo ministro irlandese, Enda Kenny, Obama ha preso la parola, ha accennato alle sue origini irlandesi, ai problemi del Paese, dicendo tra l'altro: "L'Irlanda ha già dovuto fronteggiare sfide in passato ed ha una gloriosa storia di resistenza, per quanto possano essere duri questi tempi, so che il futuro è roseo".
Tornando sulle sue origini irlandesi, ha inoltre detto : "Dai miei antenati irlandesi ho ereditato il sogno americano, quello stesso sogno che ha spinto mio padre a lasciare un piccolo villaggio africano per raggiungere gli Stati Uniti; ci sarà sempre del verde irlandese, dietro il rosso, il bianco e il blu americano. L'Irlanda fa parte della nostra storia, del nostro sangue", pronunciando in gaelico "Is feidir linn", ovvero, lo slogan "Yes, we Can", che divenne il simbolo della sua scorsa campagna elettorale e che lo portò alla presidenza degli Stati Uniti.
Concludendo, con un'ovazione di coloro che ascoltavano le sue parole: "l'Irlanda ha ispirato alcuni dei più importanti successi americani, ma i più grandi trionfi, di Stati Uniti e Irlanda, devono ancora essere realizzati".
"Il mio nome è Barack Obama, un nome che ha le sue radici negli Obama di Moneygall. Qui mi sento a casa", ha detto il presidente degli Stati Uniti durante la visita a Moneygall, la piccola città irlandese da cui provengono i suoi antenati.
Nella breve tappa, Obama ha anche trovato il tempo per fermarsi alla birreria di "Ollie Hayes" per un boccale di Guinness con la moglie Michelle e semplici avventori con i quali ha brindato e chiacchierato.
Non è andata benissimo con l'auto, uscendo dall'ambasciata americana, l'auto, soprannominata "The Beast" per la particolare blindatura a prova di attacchi, è rimasta incastrata varcando il cancello, suscitando le risate dei presenti.
Il presidente e la moglie Michelle sono quindi stati costretti a scendere e a cambiare auto.
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