sabato 16 aprile 2011
Vittorio Arrigoni
Due dei militanti salafiti arrestati venerdì dalla polizia di Hamas, nella Striscia di Gaza, hanno confessato; ora rischiano la pena di morte. Le indagini della polizia continuano perché pare siano alla ricerca di un terzo uomo.
La salma dell'attivista italiano potrebbe essere trasferita in Egitto domenica, tramite il valico di Rafah, per poi proseguire verso l'Italia.
La famiglia, come ha confermato la madre di Vittorio, Egidia Beretta, vorrebbe evitare il passaggio del feretro attraverso Israele, per rispetto alla memoria dello scomparso e alla sua battaglia contro le politiche israeliane nei territori palestinesi. Battaglia che in alcuni casi costò ad Arrigoni provvedimenti di fermo da parte delle autorità israeliane e brevi periodi di detenzione. Il riconoscimento del corpo di Arrigoni è stato effettuato dai suoi compagni presso l'ospedale di Shifa che hanno riferito come l'uomo "perdeva sangue da dietro la testa, sui polsi recava i segni delle manette".
Vittorio Arrigoni doveva rientrare in Italia per partecipare agli appuntamenti in memoria di Peppino Impastato.
Per la morte dell'attivista dell'International solidarity movement, Ism, il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla famiglia, ha scritto: "La comunità internazionale tutta è chiamata a rifiutare ogni forma di violenza e a ricercare con rinnovata determinazione una soluzione negoziale al conflitto che insanguina la regione".
E il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, in una dichiarazione diffusa dal suo portavoce, ha affermato: "Questo crimine è stato commesso nei confronti di una persona che è vissuta e ha lavorato tra la gente a Gaza".
Anche il premier di Hamas, Ismail Hanyeh, ha voluto essere vicino alla famiglia di Vittorio Arrigoni; in una telefonata ha affermato: "Non ci sono parole per esprimere la condanna di un crimine così efferato, che non rappresenta il popolo palestinese. Abbiamo fatto tutto il possibile per cercare di ritrovarlo prima di quel drammatico epilogo. Vittorio è un nostro martire".
Le veglie in ricordo di Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano 36enne, preso in ostaggio giovedì mattina nella Striscia di Gaza da un commando salafita e ucciso prima che scadesse l'ora dell'ultimatum che lo stesso commando aveva deciso, ha unito il paese di Bulcinago, in provincia di Lecco con Gaza, Praga e oggi varie città italiane dove cortei hanno sfilato nel suo ricordo.
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