giovedì 10 giugno 2010

Stoccafisso e baccalà un po' di storia



Non sempre nel linguaggio comune si distinguono correttamente stoccafisso e baccalà; va notato, invece, che sebbene in ambedue i casi si tratti del medesimo pesce, il merluzzo, le lavorazioni sono decisamente differenti: il primo è merluzzo seccato al sole e al vento e in questo modo ridotto alla durezza di un bastone (in inglese "stock-fish" significa appunto "pesce-bastone") e così conservato; il secondo è merluzzo conservato sotto sale.
Se non sbaglio in Veneto lo stoccafisso, ingrediente base di piatti prelibati, viene chiamato baccalà.
Lo stoccafisso era già conosciuto in Europa nel '400, consumato soprattutto nel Nord ed esportato da norvegesi e islandesi, ma di gran lunga più diffusa era la "tonnina", il tonno sotto sale, prodotto in grande quantità nelle famose tonnare di Tunisi e di Cadice, dove erano impegnati anche capitali genovesi.
Solo dopo la scoperta dei banchi di merluzzi di Terranova, ad opera di Sebastiano Caboto nel 1497, il consumo di stoccafisso e, in misura assai più grande, di baccalà diventa decisamente popolare, anche perchè, data l'abbondanza del pescato, ne diminuisce il prezzo.
Curiosamente, allo stoccafisso è legato il ricordo di due naufragi, di uno dei quali fu protagonista il giovane Cristoforo Colombo.
Il primo avvenne nel 1431, il navigatore veneziano Pietro Querini, mentre costeggia il Portogallo viene trascinato da una serie di burrasche sempre più a Nord, attraverso la Manica fino a uno scoglio disabitato presso l'isola di Rost, tra le più meridionali delle Lofoten.
E' lui il primo a parlare del merluzzo atlantico essicato, al suo ritorno: le isole Lofoten, in Norvegia, sono infatti tuttora le maggiori produttrici di stoccafisso.
Quasi mezzo secolo dopo, nel 1477, anche Cristoforo Colombo naufraga: la nave sulla quale è imbarcato, partita da Noli (Savona) per approdare nelle Fiandre, viene affondata dai pirati.
Colombo è costretto così a raggiungere fortunosamente la costa portoghese senza aver portato a termine i commerci per i quali s'era messo in viaggio e che consistevano nell'esportare in Olanda le lane di suo padre, scambiandole, pare, con una fornitura di stoccafisso.
Giungono poi altre navi genovesi e portano i naufraghi a Londra.
Colombo da Londra va a Bristol e prosegue sino a Galway, nel mare tra l'Irlanda e l'Islanda e qui nota su un iceberg due cadaveri dalle caratteristiche mongole e quindi asiatiche.
Concepisce allora per la prima volta, come "buscar el Levante por el Ponente", cioè raggiungere l'Oriente circumnavigando la Terra.
Molti si sono chiesti, a proposito di quel naufragio, se Colombo, ove fosse riuscito a tornare tranquillamente in Liguria senza aver fatto naufragio, avrebbe mai avuto la ventura di formulare quella ipotesi e quindi di salpare poi con le sue tre Caravelle verso quelle che egli era convinto fossero le Indie.

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