Tutto il mondo del ciclismo è in lutto per l'improvvisa scomparsa di Franco "Ballero" Ballerini, c.t. della Nazionale Italiana di Ciclismo.
L'incidente è avvenuto questa mattina alle 8.45 nella zona di Larciano (Pistoia), dove stava partecipando a un rally; faceva da navigatore al pilota toscano Alessandro Ciardi.
La loro auto, numero 10, era tra le favorite della gara.
Ballerini ha iniziato la professione di c.t. dall'agosto del 2001, pochi mesi dopo l'abbandono delle competizioni, era alla guida della Nazionale italiana Professionisti, che ha portato alla vittoria del titolo mondiale a Zolder con Mario Cipollini (2002), a Salisburgo (2006) e a Stoccarda (2007) con Paolo Bettini e a Varese (2008) con Alessandro Ballan, e del titolo olimpico ad Atene con Paolo Bettini (2004). Sotto la sua guida la nazionale ha vinto nove medaglie.
Alcune delle sue vittorie: la Tre Valli Varesine dell' 87, la Parigi-Bruxelles, il GP Americhe a Montreal di Coppamondo e il Giro del Piemonte del ' 90; la tappa di Morbegno al Giro e il Romagna del ' 91. Cinque presenze in Nazionale di cui quattro come titolare e una come riserva.
Aveva iniziato la sua carriera da professionista nel 1986, ma un episodio in una gara in Francia è rimasto vivo anche per gli appassionati di questo sport:
Era il 1993 e Ballerini, che per la sua taglia possente pareva fatto apposta per volare sui tratturi che caratterizzano la Roubaix, stava dominando quell'edizione della corsa ed era in fuga in compagnia del francese Gilbert Duclos-Lassalle, il cui destino pareva però segnato. Troppo superiore era Ballerini, che però si intenerì quando il francese lo pregò: "Per favore, non mi staccare. A me basta arrivare con te al velodromo di Roubaix, dove ci sono i miei parenti che mi aspettano. Sarebbe già come una vittoria". Un tacito patto, come ce ne sono tanti nel ciclismo. Che però costò carissimo a Ballerini: costretto a un'aspra volata sul rettilineo d'arrivo, alzò le braccia sul traguardo sicuro di aver vinto ma fu poi relegato al secondo posto dall'impietoso fotofinish, battuto di un niente dall'infido francese. Per il corridore toscano, allora ventottenne, fu una batosta amara e terribile dalla quale parve non volersi più sollevare: "Basta, smetto con il ciclismo".
Venne soprannominato "Monsieur Roubaix".
Non smise di correre e per suo merito abbiamo gioito delle molteplici vittorie dei nostri ciclisti.
Ci mancherà.
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