
Mark Goudy, ceramista di Berkeley, dalla carta piegata trae ispirazione per una serie in corso: Origami.

Descrive le sue ceramiche come "forme minime con complessità nascosta", basandosi sull'amore per le forme semplici, ma eleganti, che riflettono le geometrie intrinseche della natura.

Le sue sculture, che fondono forma e funzione, sono il risultato della sua esperienza come ingegnere di progettazione hardware grafica 3, infatti utilizzando un software 3D algoritmico, crea oggetti che si rifanno all'arte della piegatura della carta giapponese. E spiega: "Molte di queste forme sono progettate per bilanciare le pieghe: quando sono impostate su una superficie piana, oscillano avanti e indietro, stabilendosi naturalmente nel loro punto intrinseco di equilibrio".

I pezzi sottili, traslucidi e slipcasting sono realizzati in porcellana nera o bianca, che occasionalmente colora dipingendo con acquerelli di sale metallici direttamente sulla superficie dopo che sono stati cotti in bisque. Il sale assorbe e ridistribuisce il pigmento, che è ulteriormente influenzato dalla consistenza e dalla permeabilità del materiale.
L'artista spiega: "Mentre i sali metallici si impregnano nel corpo di argilla porosa, si muovono e interagiscono tra loro. Durante il processo di essiccazione, si gradano naturalmente e si concentrano sui bordi, evidenziando le pieghe e le creste delle mie forme".

Utilizzando solo tre pigmenti di sale metallico: oro, cobalto e cromo, Goudy ottiene varie tonalità di rosso, blu e verde. "Sono particolarmente attratto dal blu cobalto, un riferimento all'ineffabile blu dell'acqua e della distanza", dice. "Penso a questi oggetti come contenitori per la luce e l'atmosfera".

Il lavoro di Goudy sarà in mostra dal 28 giugno al 30 novembre, nel 63° Premio Faenza per la Biennale Internazionale di Arte Ceramica Contemporanea a Faenza, Italia.
Si possono ammirare altri lavori dell'artista sul suo sito web e sulla sua pagina Instagram.
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