domenica 6 febbraio 2011

Cloud Gate col sole o con la neve riflette Chicago





Dall'estate all'inverno, sotto la neve, la Cloud Gate - Porta delle Nuvole -, l'opera realizzata dall'anglo-indiano Anish Kapoor, soprannominata "The Bean" ovvero il fagiolo, anche se lo stesso artista definì questo nomignolo "completamente stupido", dà spettacolo di sé con le sue superfici riflettenti che creano effetti molto particolari, anche nell'arco inferiore, "l'omphalos" - in greco "ombelico" -, alto 3,7 metri e che consente un piacevole via vai, affascinando coloro che vi transitano.
L'opera, situata nel centro della AT&T Plaza nel Millennium Park, a Chicago è costituita da 168 pannelli di acciaio inossidabile saldati insieme, ognuno spesso 10 mm e del peso variabile tra 450 a 910 kg., la sua lucidissima superficie esteriore non ha saldature visibili, le sue misure sono 10 m × 20 m × 13 m e pesa 100 tonnellate.
La parte bassa del Cloud Gate ovvero la fascia che parte dal terreno ed arriva ad 1,8 m di altezza, è pulita a mano due volte al giorno, mentre l'intera scultura viene pulita due volte all'anno con 150 litri di detergente. Oltre alle pulizie programmate, i lavori cancellano gli eventuali atti di vandalismo, tra cui si ricorderà quando nel febbraio 2009, due nomi furono incisi in lettere alte 25 mm sulla superficie nord-est della scultura. Il graffito è stato rimosso dalla stessa azienda che aveva eseguito la prima levigatura.
Costruita tra il 2004 e il 2006, inaugurata il 15 maggio 2006, è diventata uno dei simboli della città, ormai riconosciuta capitale del design nordamericano.
Il contratto di Kapoor sostiene che la scultura sopravviverà per 1.000 anni e a proposito della sua opera Kapoor ha affermato: " Ciò che volevo per il Millennium Park era fare qualcosa che avrebbe attratto lo skyline di Chicago… in modo che ognuno possa vederci una specie di galleggiamento delle nuvole ed il riflesso degli altissimi edifici. Inoltre, avendo la forma di un passaggio, il partecipante, lo spettatore potrà entrare nel sua più remota stanza che, in un certo modo, produce lo stesso effetto alla propria immagine riflessa di quello che la parte esterna dell'opera fa all'immagine riflessa della città tutt'intorno".

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