giovedì 20 gennaio 2011
Il Ferraris compie cento anni
Lo stadio Ferraris, quello di Genoa e Sampdoria, per intenderci. Quello che ho iniziato a frequentare con papà quando avevo 11 anni, quello che tanta gioia mi ha dato e anche tanta delusione; insomma lo stadio di Genova, la città dove sono nata e dove ho vissuto 27 anni.
Lo stadio più inglese e più antico d'Italia venne inaugurato il 22 gennaio 1911.
Il primo monumento ligure da preservare ai posteri, secondo un censimento del Fondo Ambientale Italiano (FAI); più importante dell'Abbazia di San Fruttuoso di Camogli, della cattedrale di San Lorenzo, della grotta di Byron a Portovenere o delle caverne paleolitiche dei Balzi Rossi.
Perché il Marassi, come è anche conosciuto per via del quartiere popolare sorto tutt'intorno, rappresenta davvero un pezzo di storia della città e del paese intero; la sua storia sembra uscita dalle pagine di un libro d'avventura, invece è tutto vero.
Qui nel 1935 si giocava già a rugby, l'unico sport cui il regime non "italianizzò" il nome: l'Italia superò la Catalogna, che aveva una sua nazionale. Sessantacinque anni più tardi Lo Cicero avrebbe fatto a cazzotti con gli All Blacks sotto la Gradinata Nord. Dicono che i boati per le reti segnate dal Genoa alla Juventus abbiano coperto il rumore del bombardamento navale degli inglesi, il 9 febbraio del 1941.
Durante l'occupazione, con la palla ovale ci si allenavano gli Alleati: i pali erano gialli e neri, qualche yankee provò persino col football Usa. Cinquant'anni fa si esibì la nazionale di baseball cubana, al primo incontro europeo nel segno di Fidel Castro. Su questo prato hanno cantato l'opera, Bruce Springsteen ha ballato la tarantella insieme alla mamma e alla zia. Frank Zappa festeggiò la vittoria azzurra sul Brasile dell'82, Lou Reed giurò di aver chiuso con l'eroina. Dalla e De Gregori scoprirono che quella prima tournée insieme poteva essere un successo.
Nei magazzini, sotto le gradinate, per anni i fabbri del Comune di Genova hanno forgiato ringhiere e cancelli e c'era una stanza dove si ricoveravano gli animali feriti trovati nei parchi cittadini: una piccola scimmia fu accudita per settimane, nutrita con banane e frutta regalate dai verdurai del mercato di corso Sardegna.
Lo stadio prende il nome da Luigi Ferraris, il centromediano del vecchio Genoa, quello che vinceva tutti gli scudetti; morì nella Grande Guerra insieme ad altri 25 soci del club tra i quali il terzino Casanova e il leggendario dottor James Spensley, icona rossoblù.
Sarà anche per questo che noi, tifosi del Grifone, ci sentono i soli padroni di casa, ma in realtà in questo stadio la "cugina" Sampdoria ha vinto un campionato con Vialli e Mancini.
Da alcuni mesi l'amministrazione comunale genovese ha deciso per il restyling della struttura: insieme agli incontri di calcio tornerà ad ospitare concerti musicali, pièces teatrali, un museo del football su tre piani e convegni.
In autunno è stato celebrato il primo matrimonio con foto di rito sul prato.
Domani sono in programma delle visite guidate per le scuole con visite alle gradinate, spogliatoi, al laboratorio agronomo e proiezione di un video sulla storia del "Tempio".
Sabato, per festeggiare il centenario, porte aperte al pubblico.
I superstiziosi tirano un sospiro di sollievo: avrà termine anche la "maledizione della vecchia", l'anatema dell'anziana proprietaria di un piccolo orto che cent'anni fa venne espropriato per completare la costruzione del campo da gioco.
Il Ferraris domenica ospiterà Sampdoria-Juventus: "Mi accontenterei di celebrare con una vittoria", taglia corto il presidente Riccardo Garrone, che non ha mai nascosto il desiderio di costruire un nuovo stadio genovese, tutto blucerchiato.
Se avete tempo guardatevi alcuni video e immagini.
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