venerdì 15 ottobre 2010
Skateboard negli scatti di Hugh Holand
Altri tempi, altre storie. L'America era diversa e lo sport ancora a dimensione "umana". Non giravano tanti soldi, il calcio era qualcosa ancora al di là da venire e i ragazzi portavano capelli lunghi. In giro c'erano i movimenti e cominciava a nascere una specialità che sarebbe poi diventata una delle rivoluzioni di quegli anni: lo skateboard. Anni Settanta, California, e un fotografo Hugh Holand (classe 1948).
Holland viene dall'Oklahoma e la sua attenzione si sofferma su quei ragazzi che sfrecciano nelle strade di Santa Monica e che osavano, quando le piscine sono vuote, entrarci e dar vita alle loro incredibili evoluzioni. E' un mondo che cambia e che scopre in America un altro senso di libertà. Ma a Holland non basta uno scatto. Intuisce che dietro quella tavole che sfrecciano lungo i boulevard c'è qualcosa d'altro. La voglia di emergere, di dare un senso nuovo alla libertà (anche di movimento) e capisce che non è solo un gioco o uno sport.
Da allora di anni ne sono passati tanti e Hugh è ormai il nume tutelare di quel mondo visto attraverso i suoi occhi. In mezzo c'è tutto: sociologia, sport, politica, innovazione.
Sono gli anni in cui imperversa il mito di Z-Boys, una delle leggende dello skateboard. E Holland lo segue in forma quasi diaristica descrivendo tutto anche nei minimi particolari. I suoi scatti sono quasi tutti realizzati nel pomeriggio utilizzando la tecnica delle pellicole cinematografiche che restituiscono all'immagini una patina "morbida" quasi in forma di narrazione storica.
Holland è uno dei maestri riconosciuti della fotografia americana e oggi incassa l'ennesimo riconoscimento con una mostra grazie alla bravura e all'intraprendenza Shannon Richardson della Galleria M+B che dal 23 ottobre dedica una mostra a questo grande artista americano.
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