mercoledì 16 giugno 2010

Lacrime



In mezzo a una moltitudine di persone che sorridono, urlano, fischiano, suonano (le vuvuzela), un ragazzo che piange risulta quasi anomalo.
Il motivo delle sue lacrime non è dovuto al fatto che la sua squadra abbia perso la partita; è pura e semplice commozione.
Il ventiseienne centravanti, Jong Tae Se, non ha trattenuto le lacrime durante l'esecuzione dell'inno nazionale della sua patria, la Corea del Nord.
Mi è sembrato doveroso, nel mio piccolo, tributargli l'onore di un plauso.
Le lacrime sono la più semplice manifestazione di grandi sentimenti; nel suo caso mi pare, abbiano dimostrato che si può provare una grande emozione per essere protagonisti di uno sport che, francamente, molto spesso, è soverchiato da un contorno di banalità, chiacchiere e commenti becerini, da risvolti molto poco sportivi atti a ledere l'avversario.
C'era forza e passione in quelle lacrime che continuavano a scivolare sulle sue guance; poco importa se fai parte di una squadra che vince o non riesce a superare gli avversari e mettere in rete il pallone.
Jong Tae Se ha capito la vera essenza dello sport; avere e dare soddisfazione e gioia, divertire e divertirsi, dare tutto il meglio di se stessi con umiltà e caparbietà e alla fine avere la certezza che chi ti ha guardato non è rimasto deluso e ti tributerà l'onore che giustamente meriti.

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