Dopo la firma del presidente Giorgio Napolitano al decreto legge (dl) alla riforma delle Fondazioni lirico-sinfoniche, le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Fials ritengono:
"che il decreto colpisca impropriamente, nel metodo e nel merito, la sopravvivenza dei teatri lirici, attaccando la stabilità degli organici e distorcendo le regole vitali di funzionamento dei teatri, e mette in discussione il diritto all'esistenza delle Fondazioni lirico sinfoniche".
Le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Fials-Cisal fanno infatti sapere che, preso atto della firma del presidente della Repubblica al dl, confermano le indicazioni espresse dal coordinamento nazionale del 19 aprile scorso a Milano
"e quindi l'attivazione degli scioperi a partire dalle prime rappresentazioni nei Teatri".
Quindi alla prima rappresentazione partiranno scioperi "senza soluzioni di continuità", dunque ad oltranza, come deciso a Milano; ciò è quanto si legge in una lettera delle segreterie nazionali dei quattro sindacati inviata alle loro rispettive strutture territoriali.
Quindi i teatri delle seguenti città che saranno interessati dallo sciopero sono:
Milano, Roma, Firenze, Bologna, Genova, trieste, Napoli, Bari.
La risposta del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi:
"Gli scioperi proclamati dai sindacati con l'annullamento di molti spettacoli importanti, nonostante sia stato già fissato un incontro con le parti sociali per giovedì 6 maggio e nonostante la volontà da me espressa di tenere conto in sede parlamentare delle proposte e dei suggerimenti migliorativi che verranno dai parlamentari e dalle forze politiche, rivelano una mancanza di rispetto per il pubblico e un atteggiamento irresponsabile di fronte a problemi che nessuno può ignorare così disinvoltamente".
Forse, se il ministro si degnasse di chiedere un parere al pubblico, potrebbe rimanere scioccato dalla risposta. Il pubblico, di cui faccio parte, perchè amo il teatro, è senz'altro d'accordo con coloro che danno vita alle molteplici rappresentazioni e siccome il pubblico, come chi lavora nei teatri in ogni tipo di ruolo, fa parte di quel popolo che il ministro dovrebbe aiutare, perchè parte del governo, si sente punto in prima persona da decreti legge fantasiosi atti a tarpare tutto ciò che riguarda l'arte e la cultura.
Non basta, signor ministro, sciorinare spettacoli televisivi iniqui per far felice il popolo; può darsi che distortamente sia stato ingannato dal successo di alcuni di essi, ma la realtà è ben altra.
Tirare tanto la corda alla fine si strappa e molti esempi nella storia dovrebbero aver insegnato qualcosa anche a lei o forse, a suo tempo, non si applicò con impegno nello studio; inoltre parlare di irresponsabilità mi sembra davvero troppo. Irresponsabili, chi? Chi si batte per il suo lavoro? O chi cerca di annullarlo?
Rivedersi la storia e magari una capatina al lessico? Che ne dice?
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