sabato 10 aprile 2010

Artem un orfano rispedito al mittente

Storia molto triste di un bimbo russo orfano, di una madre adottiva americana e i palleggi di colpe che rimbalzano da una nazione all'altra.
Presumibile a rimetterci è il bimbo di sette anni (ne compirà otto tra poco tempo), che ora è stato rimandato nella sua terra natale dalla signora che lo ha adottato ritenendolo: " troppo violento e con gravi problemi psicologici e comportamentali".
Accuse smentite dalla responsabile delle adozioni russa che descrive la mancata mamma: "Sembrava una donna così dolce e gentile. Artem ci era andato subito d’accordo e lei aveva persino imparato qualche parola in russo per riuscire a comunicare con il figlio".
Le adozioni sono un'ottima cosa e ritengo si debba ammirare chi ha la forza e l'amore necessari per concretizzarle.
E' indubbio che all'inizio della convivenza sorgano problemi; i piccoli sono catapultati in una casa assolutamente sconosciuta, attorniati da persone estranee. I nuovi genitori non è detto che siano dei novelli "Montessori" quindi il loro comportamento probabilmente non sempre è idoneo, anche se hanno buone intenzioni.
In questo caso, da quanto si legge nell'articolo, c'è anche il problema della lingua; le reazioni del piccolo Artem possono essere scaturite anche da ciò, forse questa mamma non è stata in grado di comprendere. Anche noi adulti ci sentiamo in difficoltà quando non riusciamo ad inserici in un contesto estraneo, figuriamoci un piccolo di sette anni.
Quello che mi stupisce è che non sia stata capace di approfondire, in fondo è una donna single e già madre di un bambino.
Mi auguro non si debba collocare tra quelle persone superficiali che immaginano l'adozione come l'acquisto di una bambola, di quelle vecchie bambole che si posavano sul letto e restavano lì, immobili, con le braccia protese e un sorriso appena accennato aspettando d'essere rimosse per togliere loro la polvere.
Artem è stato sfortunato due volte; non so se augurargli d'essere rimandato da questa "mamma"; di sicuro gli auguro d'avere una vita molto più felice di quella, che in questa manciata di anni che ha finora vissuto, gli ha riservato il destino.

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