Lo studio su "topi corridori" pubblicato sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze (PNAS) dall'equipe di Henriette van Praag del National Institute on Aging (parte degli statunitensi National Institutes of Health) presso Baltimora, ha stabilito che l'attività fisica e in particolare la corsa ha profondi effetti sul cervello: nei topi che corrono infatti migliora l'apprendimento e la memoria e quindi alla corsa sono legati cambiamenti strutturali e fisiologici dell'ippocampo (centro della memoria), l'aumento della produzione di fattori neurotrofici (il "cibo" del cervello), l'aumento della vascolarizzazione cerebrale e la plasticità neurale.
Uno studio, ad esempio, ha dimostrato che correre è come fumare marijuana però senza effetti collaterali; infatti vengono messe in circolo dal nostro organismo sostanze simili ai principi psicoattivi presenti nella pianta, i quali agiscono sul cervello dando sensazione di euforia.
Gli scienziati del Georgia Institute of Technology e dell'Università di Irvine hanno così spiegato il fenomeno che dagli anni Settanta in America è detto "euforia del corridore"; infatti correndo il corpo produce alti livelli di anandamide, una molecola con le stesse proprietà dei tetracannabinoidi rilasciati dalla marijuana sul sistema nervoso.
Già in precedenza molti studi avevano dimostrato che l'esercizio fisico produce profondi benefici per le funzioni cognitive; nei bambini, nei giovani e negli adulti si riscontra una forte associazione positiva tra attività fisica e capacità di apprendimento e negli anziani l'esercizio fisico permette di rallentare la comparsa dei problemi inerenti alla memoria tipiche della terza età.
Quindi allacciare le stringhe e correre!
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