Una serata davvero speciale a Ramallah: il 12 gennaio 2008 il grande maestro e direttore d'orchestra Daniel Barenboim ha suonato nell'auditorium del Palazzo della Cultura.
Ha eseguito tre sonate di Beethoven (la n.1, la n.18 e la n.23) concedendo anche il bis ad un pubblico attento ed entusiasta.
Niente di strano, si dirà, se non fosse per il fatto che Barenboim è israeliano e il pubblico era costituito la palestinesi.
E questo non è niente! Durante la serata l'ex ministro dell'informazione Mustafà Barguti da tanto esimio rappresentante della Palestinian Medical Relief Society, ha concesso la cittadinanza onoraria al direttore d'orchestra.
E ancora un'altra chicca: il pianoforte usato da Barenboim, uno Steinway & Sons, è stato acquistato grazie alla sottoscrizione voluta da una signora tedesca che ammirava il maestro e che voleva contribuire in qualche modo per migliorare la musica della Palestina.
Lei è mancata il mese scorso, non ha potuto vedere realizzato il suo sogno, ma noi che abbiamo avuto, se non la gioia di ascoltare Barenboim, la fortuna di sapere di questo evento, dobbiamo esprimere la nostra solidarietà a quest'uomo e a tutti coloro che si danno da fare per raggiungere la pace: lui ha usato la musica, noi usiamo almeno le parole.
Si può iniziare dal poco per raggiungere il fine desiderato.
1 commento:
già Milly, perfettamente d'accordo con te. Ed è incredibile che Barenboim sia stato da taluni criticato. Non solo per quanto riguarda il concerto in questione di un paio di settiman fa, ma per l'idea stessa d'aver concepito, assieme a Edward Said, la West-Eastern Divan orchestra, composta da Israeliani, palestinesi, libanesi, siriani etc. Dovremmo essere tutti grati a Baremboim per ciò che sta facendo: uno dei più genuini e importanti gesti da quando esiste la dura e complicata questione palestinese. E direi che a sessant'anni dalla costituzione dello Stato di Israele sarebbe bello veder finalmente la fine.
Marco Testa
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